Npl, dalla Commissione europea un nuovo piano per ridurre i crediti in sofferenza
L’iniziativa giunge dopo che negli scorsi giorni i ministri delle Finanze hanno fatto del Meccanismo europeo di Stabilità il salvagente del Fondo di risoluzione bancaria.
Nel tentativo di affrontare nel miglior modo possibile l’impatto della recessione economica post-pandemia sul sistema finanziario, la Commissione europea ha presentato mercoledì 16 dicembre un (nuovo) piano d’azione per ridurre i crediti in sofferenza nei bilanci creditizi. L’iniziativa giunge dopo che negli scorsi giorni i ministri delle Finanze hanno fatto del Meccanismo europeo di Stabilità il salvagente del Fondo di risoluzione bancaria.
«La storia ci dimostra che è meglio affrontare i crediti in sofferenza in modo tempestivo e deciso, soprattutto se vogliamo che le banche continuino a sostenere le imprese e le famiglie – ha detto il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis –. La strategia di oggi contribuirà alla ripresa rapida e sostenibile dell’Europa, aiutando le banche a scaricare questi prestiti dai loro bilanci e a mantenere il flusso del credito».
Il nuovo piano d’azione prevede quattro filiere: un rafforzamento del mercato secondario su cui vendere e comprare titoli di cattiva qualità attraverso la nascita di una banca dati europea; una riforma del diritto fallimentare, con l’approvazione della conseguente proposta comunitaria risalente al 2018; la creazione di piattaforme nazionali di gestione delle sofferenze (in inglese, asset management companies); l’uso di misure precauzionali per rafforzare i bilanci bancari.
Sul fronte delle bad banks, come vengono chiamate comunemente, la Commissione europea punta su un sistema nazionale, non federale, come invece avrebbe voluto a suo tempo l’attuale presidente della vigilanza europea, Andrea Enria. Troppi i giudizi negativi di molte capitali che notano tra le altre cose le differenze dei costi di finanziamento tra Paesi.
Ciò detto, Bruxelles tenta di trovare un compromesso, proponendo la possibilità di cooperazione tra le asset management companies nazionali. «Importanti sinergie – spiega Bruxelles – potrebbero concretizzarsi se un gran numero di Stati membri istituissero una bad bank. In tali circostanze, vi sarebbe la possibilità di creare una rete di bad banks in tutta l’Unione (…) Essa permetterebbe di realizzare economie di scala e di portata. Tuttavia, l’istituzione di un asset management company a livello nazionale rimane volontaria. Gli Stati membri sono liberi di decidere se vogliono intraprendere questa strada».
Fonte il sole 24ore – 16 Dicembre 2020